Perchè “Lucio, Dalla sua parola”?

Per non lasciarlo andare via.

LUCIO, DALLA SUA PAROLA più che un concerto è un tentativo estremo di trasformare l’assenza di Lucio Dalla in una presenza che non può andare mai più via. Ho cercato, per questo, di spostare la luce dall’uomo, che per forza non c’è più, al suo pensiero, al suo messaggio, a tutto ciò che non smette di dirci leggendo una sua canzone, ascoltandola nella sua melodia.

Come lui stesso diceva, le canzoni più belle sono state quelle che non hanno avuto un grande consenso ma hanno avuto un rapporto particolare con un pubblico particolare. Da qui la scelta di proporre alcune di quelle canzoni nude, pianoforte e voce, affinché il loro messaggio e la loro bellezza non siano distratti da altro ma comunicati con la forza e la sobrietà dell’essenziale.

Non riesco, quindi, a chiamarlo ricordo perché il ricordo appartiene alle cose che non ci sono più.
Non dovrei chiamarlo omaggio perché è troppo riduttivo rispetto alla grandezza dell’arte che ci ha dato.
Provo a chiamarlo con la lingua “no-sense” che usava Lucio per comunicare cose così profondamente sentite da non poter essere sintetizzate in nessuna parola:
UALLACIOLD, anagramma no-sense di Lucio Dalla.